Franco Cassano, Mal di Levante (1997)

Per gentile concessione dell'autore.

Non è difficile capire perché Bari sta precipitando su se stessa dopo decenni di ascesa né perché ciò accade solo ora.

Un'avvisaglia forse c'è già nelle linee rette della sua terra e del suo mare, nell'assenza di qualsiasi momento drammatico nel suo panorama, di qualcosa che ricordi l'asprezza solare di Palermo o la dolcezza dominata dalla minaccia di Napoli. Sin dall'inizio nulla di inutile, l'abolizione delle linee tortuose, una mancanza di dolcezza e di abbandono, una paura delle divagazioni e delle complicazioni, un andare subito al sodo, un venire al dunque, come se terra e mare si fossero dato un appuntamento di affari. Un deficit di fronzoli, un'impazienza di fronte a tutto ciò che non permette di ridurre rapidamente le cose e gli uomini ad un nucleo semplice, dicibile a praticabile.

All'inizio dell'identità barese c'è una duplice polemica che nasce da questa impazienza: il primo lato polemico è contro la capitale del regno delle due Sicilie, contro Napoli parassitaria e inconcludente, sulla base della convinzione di poter transformare in un vantaggio la purezza provinciale contrapponendosi con il propio dinamismo anche – e qui è il secondo fronte polemico – all'arretratezza contadina dei "cafoni". All'inizio, quindi, c'è la rivendicazione di un'identità moderna, dinamica, dotata di capacità imprenditiva. È intorno a questa idea di sé che parte l'idea che a Bari spetti un compito privilegiato, il ruolo di anti-Napoli, di città che leggitima il propio ruolo non a partire dalla corte, dagli intelletuali e dalla plebe, ma dai commercianti, da uomini svelti e pratici, con un senso degli affari e degli scambi forte e sicuro. Questa impazienza, questa volontà di partire è il Levante, l'idea di una vocazione mediterranea che, piuttosto che ad Ovest e Sud, guarda ad Est, verso una via adriatica, che muove da un mare stretto e abbordabile, per approdare prima sull'altra costa e spingersi poi sempre più lontano fino al Medio Oriente.

Bari città di homines novi che guarda, quindi, verso l'Oriente e per questo non guarda verso la campagna né verso Napoli: un altro mare, un altro orizzonte, un altro destino. Un Oriente però che non seduce mai il barese che resiste da sempre ad ogni fascinazione, Ulisse che non ha bisogno di farsi legare per resistere ai canti delle Sirene. (3f)

[...]

Al fondo la verità di Bari si è sempre annidata nella singolare fusione di queste due immagini contrastanti. Il barese ha sempre esagerato le sue qualità "moderne", ma questo esagerare non era un semplice inganno, era il mentire del venditore, un dolus bonus, un'autopromozione, un disdegno per l'apatia, per la rassegnazione e i suoi mille rivestimenti. Quel suo millantare qualcosa di reale, quel chiedere tempo e risorse per colmare lo scarto tra immagine e realtà, quell'equivoco e quella ambiguità custodivano in ogni caso una differenza.

Ma negli ultimi anni l'equilibrio contenuto in quello squilibrio si è rotto e la credibilità di questa differenza è caduta. (7)

[...]

Spesso lo sguardo divertito e scandalizzato di coloro che il barese vuole conquistare si è posato su questo parvenu provinciale e grossolano ma vitale e concreto, ripetendo il vecchio disprezzo di chi è già arrivato verso chi sgomita perché è impegnato nella fase più dura della lotta. È propio questa mancanza di pudore e quindi questa assenza di finezza e sensibilità che ha dato ai baresi la capacità di non farsi risucchiare nella mancanza di fiducia in se stessi, in un senso di inferiorità paralizzante, che li ha fatti uscire da quel rischio di imbalsamarsi che grava su ogni provincia. Quella sfrontatezza è stata dunque una qualità e una forza, ma diviene un limite quando l'ascesa si debba accompagnare alle capacità di produrre le utilità di lungo periodo, le utilità collettive, quando si tratta di far riferimento ad una nozione di ricchezza 'larga' nella quale trovino posto la bellezza, l'immaginazione, la passione per un'idea, il rischio, la capacità di perdersi per qualcosa che non si vede e non si tocca, ma che, ciò nonostante, esiste e conta per gli uomini. (13f)

 

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